Giacomo Piussi è nato a Udine nel 1967, ora vive e lavora a Firenze. Ha realizzato mostre personali (sin dal 1995) a Firenze, Siena, Forlì, Bari, Milano, Roma e Parigi e ha collaborato a numerose collettive esponendo anche aLisbona e Amsterdam.
L’artista, originario di Udine ma fiorentino d’adozione, ha al suo attivo mostre a Siena, Forlì, Firenze, Bari, Milano, Roma e Parigi e ha collaborato a numerose collettive a Lisbona e Amsterdam. Si esprime attraverso pittura, scultura su bronzo, bassorilievi in pietra e terracotta, murales. A livello pittorico, predilige un linguaggio figurativo fatto di forme elementari, basandosi su temi utilizzati nella pittura profana dalla fine del ‘700 in poi, con particolare attenzione ai temi della rappresentazione borghese della fine dell’800: scene campestri, di toilette o persone in interni.
L’alfabeto di immagini che Giacomo Piussi utilizza si riferisce a forme di rappresentazione elementari, ad esempio quelle che nell’alto medioevo supplivano alla non alfabetizzazione della maggior parte della popolazione. Accostare a una persona un particolare oggetto o animale, o vederlo intento in un particolare tipo di azione, dava automaticamente al personaggio un nome e un ruolo. Piussi estende questo presupposto fino alla rappresentazione contemporanea giocando con certapubblicità degli anni ’30 e con la pop art.
I soggetti sono scelti in maniera non predeterminata, spesso ricorrendo a una gamma di temi già sfruttata nella pittura non sacra dalla fine del ‘700 in poi, ma più specificamente alla rappresentazione borghese della fine dell’800, quindi scene campestri, scene di toilette o persone in interni. L’intento dell’artista volge a sviluppare o cambiare il contesto, l’angolo di visuale della storia rappresentata originariamente, attualizzando i soggetti e aggiornandone la lingua.
I soggetti di Piussi si alimentano così di nuovo significato e vita. Il suo lavoro viene riattraversato da uno sguardo fresco e incontaminato, viene declinato, frammentato e rielaborato, spiegato con altre parole e forme: in fondo esattamente ciò che fa un critico d’arte.